Fieracavalli è un appuntamento imperdibile per il comparto allevatoriale e ogni anno si conferma l’occasione per riscoprire le tradizioni equestri e il loro profondo legame con il territorio italiano e le razze autoctone. Uno spaccato di questa realtà rurale lo si può ritrovare fino a domenica 7 novembre tra i Padiglioni 1 e 2 , dove si possono ammirare i migliori esemplari delle razze italiane, ma soprattutto si può ascoltare la voce di chi – in prima persona – si dedica all’allevamento, spesso portando avanti l’attività da generazioni.
Ne è un esempio Cosimo De Pascalis, presente a Fieracavalli con gli attacchi storici della Puglia, che da tre generazioni alleva esemplari di cavallo Murgese. La passione per l’allevamento è stata trasmessa anche ai suoi figli e ai nipoti che, nella masseria di 45 ettari in Manduria (TA), lo aiutano nella gestione di 60 Murgesi, di cui 27 fattrici.
In Puglia, culla del cavallo Murgese, sono oltre 200 gli allevatori di questa razza, concentrati nella Murgia barese e tarantina. Da cavallo da lavoro utilizzato per arare i campi e trasportare le botti di vino, è diventato negli anni un compagno ideale per il dressage, lo spettacolo e il trekking ed è molto apprezzato per il suo carattere docile e per la sua resistenza al clima, alla siccità e al terreno sconnesso.
L’attività di Arcangelo Cavezza, presente a Fieracavalli da oltre 40 anni, è invece focalizzata sul CAITPR (Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido), proseguendo da oltre quattro generazioni l’impegno nella conservazione di questa razza con il suo allevamento ad Amatrice (RI) che conta oggi 100 capi, di cui 40 fattrici.
Il CAITPR vanta uno storico legame con il territorio veronese e con Fieracavalli dove, dal 1934, si tengono importanti concorsi morfologici dedicati a questa razza che storicamente è stata utilizzata dall’esercito per tirare l’artiglieria pesante ed essere, allo stesso tempo, veloce negli spostamenti. Attualmente il CAITPR trova impiego negli Attacchi e nelle attività per i bambini, grazie alla sua docilità. È una tendenza degli ultimi decenni, grazie ad un ritorno al passato, quella di utilizzare questa razza anche nell’agricoltura biodinamica, soprattutto in vigneti e frutteti nella zona di Montalcino, garantendo un impatto minore sul territorio coltivato.
Luca Marcora, oltre ad essere il presidente della nuova associazione ANAREAI (Associazione Nazionale Allevatori Razze Equine e Asinine Italiane), rappresenta invece la seconda generazione nell’allevamento di cavalli Bardigiani. Con il suo agriturismo a Bedonia (PR) è riuscito a dare una nuova prospettiva di utilizzo a questa razza autoctona dell’Appenino tosco-ligure-emiliano che trova il suo fulcro nel Comune di Bardi (PR), da dove prende il suo nome. Sfruttando la loro resistenza e mansuetudine, una parte dei 42 esemplari allevati nell’agriturismo vengono utilizzati nel trekking, offrendo agli ospiti – anche principianti – passeggiate a cavallo fino alle Cinque Terre.
Il Bardigiano è una razza agricola che veniva usata principalmente per il lavoro nei campi e per il trasporto di legna e carbone, oltre che come mezzo di trasporto. Dal 1977, con l’istituzione del Libro Genealogico per la conservazione e il recupero della razza, il cavallo Bardigiano viene utilizzato, grazie alla sua versatilità, in molteplici discipline: dagli Attacchi al dressage passando per l’endurance e l’horseball. Durante lo show interamente dedicato alla razza si può notare la sua adattabilità anche al volteggio con lo spettacolo tutto al femminile “The Greatest Showman” portato in campo dalle piccole atlete della Società Ippica del Bardigiano